Non ti disunire!

Sto guardando il film È stata la mano di Dio di Paolo Sorrentino. Siamo quasi alla fine. L’alba si rispecchia nel golfo di Napoli. Ci sono Fabietto, il protagonista, e il regista Antonio Capuano. Fabietto vuole andare a Roma per studiare cinema, Capuano lo provoca: Senti a me non ci andare a Roma, resta qui, non ci andare a Roma!
Non ti disunire! Tuona il regista. Non ti disunire!

Nel mio corpo convivono fino a mille miliardi di micro-organismi: dalle viscere, alle sopracciglia. Batteri e simbionti mi colonizzano e sopravvivono in me. Più correttamente con me.
Nella mia bocca ci sono 600 specie di batteri diversi, della maggior parte non sappiamo ancora niente.

Il microbiota, ossia l’insieme di micro-organismi -batteri, virus e funghi- che coabitano con le nostre cellule, fino a pochi anni fa era considerato come qualcosa di tollerato dal nostro organismo, un sistema parassitario che non portava alcun beneficio.

Ma poi dagli anni Sessanta ci sono stati gli studi di Lynn Margulis e la sua Teoria endosimbiotica.
La vita si basa sulla cooperazione piuttosto che sulla competizione: dallo sviluppo individuale fino ai fenomeni macroevolutivi, tutto dipende in primo luogo da una collaborazione tra viventi, che si realizza spesso sotto forma di unioni simbiotiche.
Immaginare che alla base dell’evoluzione non vi sia la neutralità della sopravvivenza dell’uno rispetto all’altro, bensì un’idea simbiotica che prevede che due organismi, assumendo una nuova forma, riescano ad aumentare la loro sopravvivenza, significa sostituire alla logica della selezione e della competizione una logica cooperativa, di costruzione comune.

Ciao neodarwinismo, ciao lettura dei fenomeni evolutivi che giustifica il liberismo, l’individualismo competitivo, il capitalismo.

Secondo Margulis, gli individui, ovvero tutti gli organismi più grandi dei batteri (quindi animali, piante, funghi) sono sistemi simbiotici, sono Olobionti. Ovvero organismi caratterizzati dalla convivenza di agenti biologici che non condividono lo stesso dna.
Significa che alla base dell’evoluzione va posto non più un oggetto bensì una funzione: la mutualità. Cambia il paradigma: dall’individuo alla relazione.

Non ti disunire, nel film di Sorrentino, è un invito a non perdersi, non smarrire il proprio centro, non cercare una fuga che significherebbe perdere la propria unicità, la propria essenza.
Per me è stato un tormentone che ogni tanto mi tornava in testa, come certe canzoni, così quasi senza motivo. Ma poi, come per le canzoni, se ci pensi bene un motivo c’è sempre se in quel momento nel tuo cervello riecheggia quella frase.

Da qualche anno, complici le mie letture di neurobiologia vegetale, l’interesse per gli ecosistemi naturali, ma anche i libri di etologia e quelli di Donna Haraway, quella frase Non ti disunire ha assunto un’accezione diversa, una sfumatura nuova.

Se in quanto essere umano non posso più pensarmi come individuo, cioè un organismo unico e indivisibile, allora non ti disunire più che un invito a rimanere integro, intero e singolo, è un invito a non disunirmi dalla rete di connessioni interne ed esterne. Essere unita a tutto anziché solo al mio ego. Un inno allo sconfinamento, all’identificazione di me come parte del mondo vegetale e animale, che è fatto degli stessi micro-organismi che stanno nel mio intestino.

E se da domani ai bambini dall’asilo si raccontasse che siamo Olobionti, organismi la cui sopravvivenza dipende da batteri virus e funghi, e non animali superiori?
Se buttassimo via finalmente la distinzione cartesiana tra res cogitans e res extensa, non facendo più differenze tra l’Uomo e ogni altro essere vivente?

Se sono un Olobionte, un tutto, un insieme, i miei confini anziché perdersi potrebbero allargarsi, il mio corpo non sarebbe più una fortezza chiusa ma un sistema connesso con tutto. E questo non mi farebbe sentire in pericolo perché fin da piccola mi sarei allenata a sentirmi come il pezzo di un puzzle, a stare in dialogo coi funghi, coi maiali, coi protozoi, con ogni altro ecosistema, saprei che tutto mi riguarda e io riguardo tutti.
Se a questa bambina cresciuta come un Olobionte chiedessero di scrivere un tema: Descriviti a qualcuno che non ti conosce. Ecco allora lei scriverebbe così:

Noi siamo in tanti, è impossibile contarci tra geni, virus, funghi e parassiti vari. Abbiamo gli occhi verdi, siamo alti e un po’ ansiosi. La nostra pelle è abbastanza spessa per proteggerci ma anche porosa per fare uscire e entrare le cose. Per noi è facile trasformarci.
Lunedì siamo il bosco, martedì siamo il corallo in fondo al mare, mercoledì siamo il reticolo di radici che parla con i funghi, giovedì siamo la muffa verde brillante sul lato in ombra del marciapiede, venerdì siamo la Chimera, in parte donna in parte organismo monocellulare, sabato siamo uno stagno pieno di carpe, domenica siamo le correnti del mare che si muovono senza conoscere confini, e poi si ricomincia: siamo l’aggregato di gocce che forma le nuvole, siamo la lava che esplode dalla bocca del vulcano, siamo la foce del fiume, siamo il nucleo ferroso al centro della Terra…
Noi abbiamo imparato a parlare la lingua delle melanzane e sappiamo interpretare il tremolio delle foglie. Sappiamo quando è paura e quando è contentezza. Quando arriva un temporale o quando una linfa nutriente scorre in profondità.
Ci piace molto andare a scuola. La maestra che preferiamo è la signora Amanita, il maestro più simpatico è il signor Bifido.

Il nostro gioco preferito è quello di tenerci per mano e girare in tondo sempre più veloci.
L’abbiamo chiamato Non ti disunire perché se perdi il contatto con gli altri diventi debole e cadi per terra. Ed essere isolati per noi è la cosa più pericolosa che ci possa capitare.

Non ti disunire.
Non vi sembra un bel nome?


Testo scritto da Linda Ronzoni, direttrice di Il Lazzaretto
Immagine generata in dialogo con Intelligenza Artificiale

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Questo articolo è stato scritto da Federico

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